Padova, 30 novembre 1933 – Il Servo di Dio scrive al Ministro Generale

Padova, 30 novembre 1933 – Il Servo di Dio scrive al Ministro Generale

Afferma di aver agito per salvare il professor Martinolli, che stava vacillando nella fede, e sempre con il beneplacito dei superiori, da lui espressamente menzionati.

La risposta di Roma fu quanto mai severa: il Padre Cortese doveva essere allontanato da Padova, con la proibizione assoluta di corrispondere con il Prof. Martinolli. Padre Placido scrisse allora al Ministro generale dell’Ordine, Padre Domenico Tavani, rammaricato per il provvedimento ma assicurando la sua obbedienza e devozione. Ai primi di dicembre del 1933, Padre Placido si trasferì a Milano, nella Parrocchia dell’Immacolata e S. Antonio, affidata all’Ordine dei Frati Minori Conventuali.

Padova – Santo 30 Nov. 1933

Reverendissimo padre,

il P. Provinciale mi ha comunicato le Sue intenzioni sul mio allontanamento da qui per aver aiutato il Prof. Martinolli.

Vostra Paternità da me informato se aveva lagnanze, mi disse di no ed io ho cercato sempre con il consiglio di tanti di lenire il dolore del Prof. Ciò che feci ultimamente a Roma lo fu con il consiglio di Mons. Carusi della Biblioteca Vaticana il quale con Don Pietrobono mi dissero che ero obbligato a testificare del professore sulla bontà della vita.

Egli mi pregò ed io feci perché non potei fare a meno. Non lo aizzai contro l’autorità ma lenii il dolore e salvai la sua fede quasi perduta come la sua vita periclitante. Mons Borgongini [Mons. Borgongini Duca, Delegato Pontificio della Basilica del Santo e Nunzio Apostolico in Italia] sa tutto. Egli parlò col Prof. e rassicurò me che non avrei avuto nessun rimprovero perché aveva capito che dovevo agire così per non perderlo. Il P. Rettore dirà se sono vere le cose che dico. Egli mi conosce.

Anche il P. Provinciale fu da me consultato per 3 volte e mi disse come dovevo agire. Mons. Borgongini pure 3 volte, mai proibendomi. Essi stessi mi lasciarono venire a Roma conoscendo che venivo per questo, mentre me lo potevano proibire. Vede perciò, Padre, che il provvedimento viene a sconvolgere tutta la mia via sacerdotale. Penso che per fare il bene da ora non avrò che rimproveri da Superiori che non conoscono. Informi di questo Mons. La Puma – che pure lodò a Roma la mia opera di prudenza – e vedrà che penserà come troppo energico il presente allontanamento.

Mi creda, Padre, – Le dico con tutto il cuore la mia sincera verità.

Lei pure mi conosce. Dell’interessamento di Mons. Cerato io non so nulla. So solo che questo Monsignore s’offerse ad aiutarlo quando vide che io non seppi fare nulla.

Scrivo in fretta: mi perdoni l’ardire e mi sia padre che accoglie la prece del figlio che vuole essere sempre ubbidiente e devoto.

Mi benedica

Umilissimo e obbl.mo

Placido Cortese