Una cartolina natalizia mai giunta al destinatario

Una cartolina natalizia mai giunta al destinatario

Cherso, 16 – 12 – 1944

Tanti auguri per le S. Feste con preghiera di scriverci subito. Noi tutti bene. Molti cordiali saluti Mamma e Nina

 


A leggere queste poche righe, vergate in una cartolina natalizia dell’epoca, si è attraversati da un fremito di struggente mestizia: Padre Placido non ha potuto leggere questi auguri che sono nello stesso tempo un appello a “farsi vivo”. Non ha risposto, Padre Placido, perché ormai, da più di un mese, egli aveva attraversato la soglia della morte e il suo “martirio” si era lentamente consumato nella desolazione, in quella sede della Gestapo in piazza Oberdan a Trieste che lo aveva inghiottito dopo il suo rapimento a Padova, l’8 ottobre 1944. A Cherso, in casa Cortese, il silenzio di Padre Placido, che si protraeva da tempo, era avvertito con preoccupazione. Ancora il silenzio, che marca vistosamente l’ultimo tratto di vita del nostro Servo di Dio! È un silenzio che avvolge tutto e tutti, pervasivo, diffuso, con un prezzo altissimo: la vita di Padre Placido, “martire della carità e del silenzio”! A metà dicembre del 1944, nessuno ancora sapeva con certezza che cosa era accaduto a Padre Placido e si sperava che, prima o poi, arrivasse qualche segnale della sua presenza, a Trieste o in qualche altra parte. Era la speranza dei confratelli del convento del Santo. Soltanto verso la fine del mese i familiari apprenderanno che il loro caro era sparito da Padova già da ottobre, ma nessuno poteva immaginare che cosa era accaduto nelle settimane seguenti. Il silenzio era appena iniziato e dovranno passare cinquant’anni prima che si infrangesse.

Padre Placido non era mai mancato all’appuntamento degli auguri di Natale inviati a casa, come testimoniano le lettere spedite a Cherso. Fin dal Natale 1920, un secolo fa, quando il tredicenne Nicolò Cortese, entrato da pochi mesi nel collegio dei Frati Minori Conventuali di Camposampiero, inviava ai genitori la sua “letterina di Natale”:

Carissimi genitori!

Vi mando i miei più sinceri auguri per le feste natalizie e per il Capo d’anno, che il Signore vi benedica e custodisca sani e contenti.

Mi dispiace di non poter passar le s. feste in compagnia con voi; ma credetemi che in questi santi giorni pregherò il Signore per voi.

Ho tardato scrivervi perché aspettavo le feste, per poter far gli auguri a voi, ai fratelli e alla sorella.

Credetemi che sto bene, e sono contento. Dite ad Antonio che mi scriva come sono passate le feste, s’è andato a benedir e case.

Vi abbraccio e vi bacio, il vostro figlio Nicolò

Camposampiero, 22 – XII – 1920