Padre Ireneo Strappazzon

Padre Ireneo Strappazzon

Padre Ireneo Strappazzon

Religioso dinamico e sempre operoso, fino alla fine, lo ricordiamo con gratitudine per aver incontrato un importante testimone di Padre Cortese. Si è spento a Padova il 25 maggio 2022, a 97 anni da poco compiuti.

Visse per molto tempo nella Custodia di Francia dei Frati Minori Conventuali e soggiornò anche a Parigi. Notevole fu il suo impegno per far conoscere la figura di Sant’Antonio di Padova, traducendo in francese i “Sermones” del Santo e curando altre pubblicazioni.

Fu proprio durante la sua permanenza nella capitale francese che egli visitò, nella sua casa, il pittore sloveno Anton Zoran Mušič (1909-2005) e ascoltò dalla sua voce quanto egli ricordava di Padre Placido, prigioniero nella sede della Gestapo a Trieste, in piazza Oberdan, dove anch’egli era stato trattenuto, prima di essere poi mandato nel campo di concentramento di Dachau. All’incontro era presente anche la consorte di Mušič, la veneziana Ida Cadorin (1920-2018), che sottoscrisse assieme al marito il testo poi inviato da padre Ireneo all’Arcivescovo emerito di Gorizia, Mons. Antonio Vitale Bommarco, che lo aveva espressamente incaricato di incontrare l’artista sloveno. Si trattò di una conferma di quanto in precedenza affermato o pubblicato (Intervista a Ivo Jevnikar – Venezia, 28 dicembre 1982; Intervista a Marco Coslovich – Venezia, 17 gennaio 1997, pubblicata in AA. VV., Mušič testimone a Dachau, Trieste 1997; Testimonianza di Janez Ivo Gregorc, Ginevra, 11 gennaio 2000).

Mi ricordo ancora che nel bunker di piazza Oberdan c’era un sacerdote, un certo Padre Cortese di Padova… che veniva costantemente malmenato ed orribilmente torturato. Le sue mani erano completamente frantumate. Un giorno venimmo trasportati tutti in Questura per fare le foto segnaletiche e prendere le impronte digitali. In quell’occasione potei osservare come la schiena di Padre Cortese fosse una sola piaga… Era una persona squisita.

Anton Zoran Mušič

Mušič mi raccontò che udiva come il padre pregava sempre a mezza voce, ciò che lo colpì poi era la sua volontà, la fermezza e la fede del piccolo e fragile padre, che non si arrese e non tradì nulla.

Janez Ivo Gregorc

Recentemente il padre Strappazzon raccontò al Vicepostulatore un particolare inedito dell’incontro con Mušič: questi gli aveva confidato di aver udito, nel famigerato bunker della Gestapo a Trieste, le grida di dolore di Padre Cortese, mentre veniva torturato.

Anton Zoran Mušič e la moglie Ida Cadorin conclusero la loro esistenza terrena a Venezia e ora riposano nel cimitero di S. Michele in Isola della città lagunare. Una famiglia, con i genitori di lei, di artisti.