Il Gazzettino – Padova – 28 Luglio 1943:
S. Bernardino da Siena al capitolo generale del 1443

Il Gazzettino – Padova – 28 Luglio 1943:
S. Bernardino da Siena al capitolo generale del 1443

In occasione del Capitolo provinciale celebratosi al Santo nel luglio 1943, Padre Placido Cortese pubblica sul quotidiano di Padova un articolo per rievocare la presenza nella città di S. Antonio del celebre predicatore francescano, giuntovi per il Capitolo generale dell’Ordine del 1443. Il Servo di Dio, assiduo frequentatore di biblioteche e archivi, ricorda anche che S. Bernardino predicò la Quaresima a Padova per ben due volte e accenna al pulpito utilizzato, ancor oggi visibile nel refettorio dei frati, dal quale avrebbe parlato il Senese. Nella fotografia che accompagna il testo, che ritrae i frati capitolari, compare anche Padre Placido (cf. dettaglio).

Capitolo Provinciale 1943

Padova – Capitolo provinciale 1943
Padre Placido Cortese tra i frati capitolari

Pulpito San Bernardino Refettorio - Convento Santo

Padova – Refettorio del convento del Santo Il pulpito di San Bernardino da Siena

Il Capitolo Provinciale, tenutosi nei giorni passati (19-22 luglio) al Santo, ha dato l’occasione di ricordare l’intervento al Capitolo del protagonista più celebre: San Bernardino da Siena.
Il Capitolo Generale, tenutosi a Padova nel maggio del 1443, è noto più che per l’argomento trattato, per la presenza di questo fulgido astro di santità italica al quale già l’Italia tributa onoranze e che Padova pure ricorderà nel 1944. Il quino centenario della morte – avvenuta il 20 maggio del 1444 – non passerà in silenzio. I padovani devono essere grati al Senese che predicò due volte la Quaresima nella nostra città, che lasciò loro il suo testamento spirituale e per l’elogio magnifico ad essi rivolto. “In nessun altro luogo avrei osato predicare tante e sì profonde verità quante ne ho predicate nella vostra Padova, e la ragione si è perché io sapevo di essere qui udito da virtuosissimi dottori e da uomini valenti in ogni disciplina, mentre altrove non sarei stato inteso ed avrei corso pericolo di passare per eretico e per un borioso ignorante”.

Sul delicato argomento della povertà, si parla spesso con troppa facilità e si creano nuove confusioni alle di già create da secoli. Sempre in relazione a questa questione sorsero nomi onorifici ed offensivi, i secondi dati con frequenza ai Frati Minori Conventuali. Questi sarebbero «lassati» gli altri «gli zelanti» nell’osservanza della regola di S. Francesco.

Bisogna sapere che «osservanti» della regola ci sono anche tra i conventuali e «rilasciati» tra gli osservanti. Il vero nome di tutti è quello di «Frati Minori». La unità gerarchica dell’Ordine fu tenuta sino al Capitolo del quale ci interessiamo e solo allora la riforma dell’Osservanza ebbe dal Pontefice veneziano Eugenio IV facoltà di eleggersi i propri superiori, ma sino al 1517 anche queste elezioni dovevano avere la conferma del Ministro Generale e dei Ministri Provinciali dei Conventuali. La Riforma dell’Osservanza nacque nelle grandi case dei conventuali con il desiderio di vivere in piccoli conventi. E tra gli «osservanti» e i «conventuali» ci fu sempre grande armonia. Ne è prova la vita di S. Bernardino. Questi fu ricevuto all’Ordine nel convento dei conventuali di Siena, predicò nelle grandi chiese dell’Ordine e finì i suoi giorni tra i conventuali in L’Aquila.

Ma c’erano i perturbatori della pace. C’erano frati che parteggiavano per la totale separazione. Eugenio IV li favoriva e questa suprema autorità dava ad essi vigore nella lotta che portò tanti dissensi e che creò per l’avvenire nuove separazioni a danno di quell’unità che allora si cercava e che non si ebbe più.

Ora nel Capitolo di Padova si doveva ottenere l’unione. Il Pontefice Eugenio IV voleva che i frati dessero il voto a fra Alberto di Sarteano, insigne predicatore educato tra i conventuali, e passato all’osservanza fu di essa Vicario Apostolico, dopo S. Giovanni da Capistrano e S. Bernardino. Ma i frati si schierarono per un lombardo e l’8 maggio 1443 riuscì eletto P. Maestro Antonio Rusconi di Como e gli diede il voto anche S. Bernardino che fece da paciere tra le due parti in lotta. Il Waddingo ci dice che si trovarono per l’occasione al Santo duemila frati. S. Bernardino dovette persuaderli tutti che il preside del Capitolo eletto dal Pontefice – fra Alberto da Sarteano – non era un ambizioso, ma che il suo nome lo aveva fatto il Papa, il quale vedeva in lui la persona più adatta per reggere l’Ordine in quel momento burrascoso.

Il Papa confermò l’elezione per non inimicarsi il Duca di Milano, Filippo Maria Visconti, con il quale si era da poco pacificato. Non leggiamo che avesse preso parte al Capitolo S. Giovanni da Capistrano, come scrive l’avv. Conconi.

Altri Capitoli Generali furono tenuti al Santo, uno nel 1276, l’altro nel 1384, ma quello del 1443 per la presenza di S. Bernardino e per lo straordinario numero dei frati fu il più celebre.

Nel refettorio del Santo, si mostra ancor oggi il pulpito dal quale avrebbe parlato S. Bernardino da Siena. È tradizione raccolta anche dal P. Gonzati, nella sua monumentale storia della basilica. Prossimi al V Centenario della morte del senese, abbiamo voluto ricordare un grande avvenimento che lo lega alla storia della nostra Città e della Basilica del Santo.

P. Placido Cortese