La sua patria

La sua patria
Monumento Cortese Cherso

Cherso – Sagrato della Chiesa di San Francesco – Monumento di Padre Placido

Il Servo di Dio Placido Cortese vide la luce a Cherso, isola del Quarnaro (o Quarnero) nella zona a Nord-Est dell’Adriatico che ha il proprio vertice nella città di Fiume ed è separata dall’Istria per mezzo del canale di Farasina.

L’isola è soggetta a forti venti; la presenza della bora condiziona l’agricoltura. Non trascurabile importanza, nell’economia locale, hanno la pesca marina e la pastorizia. La cittadina di Cherso è posta nella più interna insenatura delle coste occidentali. Ha un vasto porto difeso da due moli. Il comune di Cherso nei tempi della nascita e della gioventù del Servo di Dio contava circa 7000 abitanti (precisamente, nel 1921 ne vennero registrati 7214, di cui 3565 nel centro e gli altri in una ventina di piccoli villaggi).

L’isola fu abitata sin dall’epoca neolitica, secondo quanto provano diversi oggetti venuti alla luce. Verso il 50 a. C. diventò colonia romana e seguì dunque le sorti dell’impero fino alla caduta.

Dalle invasioni barbariche non risentì gravi danni. Le incursioni dei popoli slavi, incominciate nel VI secolo d. C., e le scorrerie dei pirati indussero gli abitanti locali a invocare la protezione di Venezia, a cui vennero prestate fedeltà e sottomissione. Questa dipendenza non intaccò peraltro completamente la libertà degli isolani, tanto che le città di Ossero e di Cherso e i castelli di Lubenizze (Hibernicia) e di Caisole (Caput insulae) mantennero in vigore gli antichi ordinamenti anche durante le lotte fra la repubblica di S. Marco e il regno d’Ungheria per il possesso della Dalmazia. Ma, caduta la Dalmazia in potere dei re d’Ungheria, dovettero subire per alcuni decenni il malgoverno dei conti magiari.

Intorno al 1140 Venezia riaffermò il suo dominio sulla Dalmazia e quindi sulle isole, Cherso compresa. Nel 1358, con la pace di Zara, fu sancito che la Dalmazia e le isole passassero all’Ungheria. Il dominio ungherese, durato fino al 1409, fu esiziale alle libertà pubbliche e private fino allora godute dagli isolani. Con l’inizio della seconda dominazione veneta si aprì invece un periodo di pace piuttosto prospero e fecondo. La repubblica di Venezia esercitò la propria sovranità per quasi quattro secoli, fino completo declino della Serenissima con il trattato di Campoformio (1797), in seguito al quale l’isola venne ceduta all’Austria. Il dominio austriaco sarebbe durato per tutto il XIX secolo (eccezion fatta per il periodo 1805-1814, durante il quale ci fu l’incorporazione al Regno italico e poi alle province illiriche dell’impero francese) e per la prima parte del sec. XX.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, l’isola di Cherso venne annessa all’Italia; l’annessione ufficiale avvenne con il trattato di Rapallo del 1920. Fu creata la provincia di Pola a cui appartenevano le isole del Quarnaro, Cherso e Lussino. Si tratta di un evento storico che condizionò sicuramente l’esistenza del piccolo Nicolò Matteo Cortese. Infatti la scuola croata, che egli frequentava, venne chiusa e gli alunni proseguirono gli studi in quella italiana.

Dal punto di vista ecclesiale le isole del Quarnaro fanno parte della diocesi di Veglia (oggi Krk). Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’isola di Cherso è stata ceduta alla Jugoslavia per poi entrare a far parte della Croazia; negli ultimi anni si è affermata come importante centro turistico. Nonostante da molti anni non faccia più parte dell’Italia, gli abitanti dimostrano di possedere ancora una buona conoscenza dell’italiano e, in particolare, della parlata veneta; la comunità italiana rappresenta tuttora il 7,1% della popolazione complessiva, che è di circa 2960 persone.