Mons. Antonio Michieli – Lettera al Rettore della Basilica del Santo

Mons. Antonio Michieli – Lettera al Rettore della Basilica del Santo

Mons. Michieli, sacerdote della diocesi di Padova, negli anni della seconda guerra mondiale fu Segretario particolare del Vescovo diocesano, Mons. Carlo Agostini, cappellano delle carceri e, in seguito, arciprete di Piove di Sacco. Nella lettera inviata a P. Olindo Baldassa ricorda la sua amicizia con Padre Cortese e la sincera stima nei suoi confronti.

Piove di Sacco, 10.1.1996

Al Rev.mo P. Rettore della Basilica del Santo

Sono lieto di mandarle la mia testimonianza su P. Placido Cortese. Lo vidi proprio la vigilia del su arresto.

Era la sera del 4 ottobre 1944: ero venuto al Santo per la funzione del Transito di S. Francesco e finita la funzione cercai P. Placido Cortese per fargli gli auguri di buon onomastico [la memoria liturgica di S. Placido ricorre il 5 ottobre].

Ci incontrammo nel chiostro della Magnolia e tra la folla che usciva dalla chiesa mi indicò alcuni prigionieri inglesi che aveva nascosto al Santo. Poi mi disse che gli avevano detto che la Questura lo cercava. Gli dissi chiaramente di nascondersi perché quella frase: “la Questura ti cerca”, era sinonimo che le SS lo cercavano. Difatti a un simile avviso, che mi dava segretamente una impiegata di Questura, ho fatto fuggire dei presti e fui appena in tempo perché poco dopo arrivarono le SS per arrestarli.

Ma P. Cortese mi diceva che c’era un frate del Santo molto amico della Questura: che se ci fosse stato per lui qualche pericolo l’avrebbe avvisato. Io insistei, ma lui restò confidente nell’amico frate.

E ci salutammo così, con un bell’arrivederci, dato che quando avevo bisogno di qualcosa (libri, immagini sacre) per i prigionieri, P. Placido era sempre generoso.

Diventammo amici quando nel 1943 arrivarono nelle carceri dei Paolotti dei prigionieri croati. P. Fulgenzio [Campello] mi presentò allora a P. Cortese e io gli chiesi di scrivermi i Comandamenti di Dio in lingua croata e con quel foglio potei confessare i prigionieri croati, molto religiosi, che avevo in carcere.

Così ogni volta che venivo al Santo facevo una capatina da P. Cortese, sempre nell’interesse dei prigionieri.

A distanza ormai di 50 anni ho ancora viva l’impressione della sua vita sacerdotale e francescana veramente esemplare.

Pur essendo direttore del Messaggero, era di una umiltà e disponibilità veramente esemplari.

Così pure do atto alla sua carità veramente grande ed eroica perché sapeva a quali pericoli poteva andare incontro facendo opere così grandi per salvare i fratelli.

Sono molto contento che si cerchi di porre sul candelabro una figura così bella e simpatica di sacerdote e di ricordare quanto la famiglia dei Conventuali del Santo ha fatto per amore dei fratelli durante l’ultima guerra.

Io devo in modo particolare ringraziare il venerando P. Andrea Eccher [ministro provinciale] che nei momenti più tristi mi ha affiancato il carissimo P. Fulgenzio Campello e anche altri cari religiosi che furono angeli di conforto tra i corridoi delle nostre carceri e presso i condannati a morte.

È stato sempre per mezzo loro che S. Antonio ha vigilato sulla nostra Padova.

Invio a Lei, Rev.mo Padre, con fraterno affetto il mio più cordiale saluto nel cuore SS. di Gesù

D. Antonio Michieli